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One Trillion Trees, soluzione o toppa?

Gli effetti del cambiamento del clima sono sotto gli occhi di tutti. Anche degli escursionisti che vedono crescere la quota degli alberi di montagna con il conseguente tentativo di adattamento di tutta la biosfera che li accompagna. Questo è solo un “termometro” del cambiamento in atto, che interessa tutto il pianeta e ogni comunità vivente, nessuna esclusa. 

Gli allarmi si susseguono, le iniziative internazionali e le proposte locali si moltiplicano, non senza polemiche, freni e obiettivi che si rivelano via via sempre meno raggiungibili. 

Una delle campagne di maggior impatto mediatico è la  One Trillion Trees Iniziative lanciata dal World Economic Forum che coordina i progetti di forestazione globale e che punta a piantare mille miliardi di alberi entro il 2030. Questa proposta è fattibile, necessaria o addirittura dannosa?

Gli alberi sono i depuratori d’aria del nostro Pianeta: il ‘dispositivo’ più efficace che abbiamo per estrarre il carbonio dall’atmosfera”, sostiene Stefano Mancuso neurobiologo vegetale e uno dei sostenitori della campagna.

Si parla poco delle conseguenze del taglio degli alberi e più delle tecnologie”, ha sottolineato ancora Mancuso. “Negli ultimi due secoli abbiamo tagliato duemila miliardi di alberi, e la conseguenza di tutto questo è anche la causa del riscaldamento globale”. 

Il consiglio che posso darvi è quello di piantare quello che vi pare dove vi pare: è una piccola goccia ma va nel senso del giusto e del bene”

Il messaggio della scienziata Cook-Patton è più cauto:

Piantare i giusti alberi, nei posti giusti e nel modo giusto”.

Questo vuol dire piantare alberi autoctoni nelle aree alle quali appartengono. una piantumazione non ben progettata potrebbe avere scarsi effetti in termini di CO2 catturata e ben più importanti influenze sulla biodiversità e l’equilibrio di interi territori.

Molti ricercatori ritengono infatti che aggiungere alberi richieda cautela e la necessità di rispettare criteri scientifici, politici, sociali ed economici. Si rischierebbe altrimenti di sprecare i soldi e fare danni ai territori.

Diversi Paesi hanno promosso da tempo campagne. Non tutte però hanno avuto successo. “Per ospitare mille miliardi di alberi ci vogliono in realtà due miliardi di ettari di terra, più o meno quanto quella coltivabile presente ora sul Pianeta. Sono necessari tempi lunghi e molto dipende da come le foreste verranno governate. Rispetto a piantare è molto meglio smettere i disboscamenti e facilitare le rinaturalizzazioni”, afferma Marco Paci, ecologo forestale e autore del libro Le foreste della mente.

Ogni sei secondi, il nostro Pianeta perde un campo da calcio di foresta pluviale a causa della deforestazione.

Il problema della deforestazione è enorme anche a livello nazionale. Lo richiama il rapporto “Stepping Up” del WWF in cui si definisce l’influenza della deforestazione dei singoli Stati europei. “Ogni anno spariscono quasi 36mila ettari di foresta (70mila campi da calcio) per soddisfare i consumi degli italiani”. Questa deforestazione non avviene solo sul nostro suolo nazionale, dove la superficie forestale è in generale in aumento ma soprattutto nei Paesi di origine di alcune merci e materie prime come soia, caffè, cacao e carne.

Le importazioni UE sono ancora responsabili del 16% della deforestazione globale.

Secondo quanto riportato dal sito One trillion trees, gli alberi piantati a oggi sono solamente 63 milioni (a fronte dei già citati 15,3 miliardi abbattuti annualmente). “Supponendo anche che ne piantassimo 100 milioni a settimana per arrivare a mille miliardi ci vorrebbero poco più di 192 anni. La grande sfida imposta dalla crisi climatica non può attendere tanto” dice Matteo Grittani su rinnovabili.it.

È decisamente meglio proteggere l’esistente. Cambierebbe anche la società. Le foreste native hanno anche una funzione ricreativa e psicologica. Rappresentano la bellezza e ci ricordano che facciamo parte della natura, sono contenitori di suggestioni e alimentano le nostre emozioni “, sostiene Paci.

Non esiste un’unica soluzione a una crisi così ampia.

Le nazioni devono adempiere agli impegni assunti nell’ambito dell’Accordo di Parigi. Le industrie devono decarbonizzare e le aziende devono raggiungere emissioni nette pari a zero.

Nella nostra vita di tutti i giorni, al lavoro, in viaggio, negli acquisti, possiamo e dobbiamo cambiare le abitudini. Forse il potere decisivo, sullo sfondo delle grandi iniziative istituzionali, sta ancora una volta proprio nelle azioni quotidiane e nelle singole scelte di consumo.

https://www.1t.org/

https://www.trilliontreecampaign.org/

https://www.weforum.org/agenda/2020/01/one-trillion-trees-world-economic-forum-launches-plan-to-help-nature-and-the-climate/

https://time.com/6093342/1-trillion-trees-climate-change/

https://asvis.it/notizie/2-10582/piantare-mille-miliardi-di-alberi-si-puo-fare-e-sarebbe-risolutivo

https://www.nationalgeographic.it/ambiente/2021/10/jane-goodall-si-unisce-alla-campagna-che-mira-a-piantare-mille-miliardi-di-alberi-entro-il-2030

https://www.lafeltrinelli.it/foreste-della-mente-quello-che-libro-marco-paci/e/9788895458427

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